Jugoslavia - Italia

Angelo Domenghini
tiene a galla gli Azzurri
8 giugno 1968, Stadio Olimpico, Roma
Campionato europeo - finale
Tabellino | Full match * | Highlights [6:48]

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Sullo stesso manto erboso si era giocata nel pomeriggio la finale per il 3° posto tra Inghilterra e URSS [vedi]Alle 22:15 (sic) fu la volta delle finaliste.

Valcareggi ripropose la formazione della semifinale di Napoli con poche varianti: Lodetti per l’infortunato Rivera, Guarneri per Bercellino e, clamorosamente, la ventenne rivelazione del Varese, Pietruzzo Anastasi al posto di Sandrino Mazzola (il quale, leso nella sua majestas, quella mattina aveva fatto le valige ed era stato placcato dai suoi pards nerazzurri nella hall dell’albergo mentre chiamava il taxi per tornarsene a casa). In pratica affrontammo la prima finale internazionale dopo trent'anni senza Rivera, Mazzola e Riva: follia e sfortuna. Il tecnico serbo Rajko Mitic ripropose invece gli stessi titolari della semifinale di Firenze, fatto salvo il mediano Jovan Aćimović per Ivica Osim. 

Un centrocampo affidato a onesti pedatori come Ferrini, Juliano e Lodetti non riuscì a fornire un pallone decente alle due punte: “Gli slavi sono fortissimi ed è cara grazia non perdere”, scrisse Brera. Dopo un inizio pimpante e illusorio la squadra subì l’iniziativa degli slavi e si affidò alla difesa dell’Inter, votandosi a una partita di sofferenza. Džajić sfruttò l’unica incertezza della nostra retroguardia al 39°, mettendo una zampa in mezzo a una mischia, e nella ripresa liftò un pallone al curaro nell’area di Zoff che il giovanissimo centravanti Vahidin Musemić mancò di un nulla. Lì la Jugoslavia perse l’occasione di vincere, come avrebbe meritato. Come vuole Nemesi, all’80° il medemo bosniaco aprì le gambe davanti a una staffilata su punizione di Santo Domingo che uccellò l’incolpevole Ilija Pantelić, regalandoci un insperato pareggio

Supplementari in bianco conclusi verso l’una di notte rinviarono il tutto alla ripetizione della finale (un'occorrenza che poi rimase unica) due giorni dopo, sempre sul solito manto erboso (che mostrò tutta la perizia della plurisecolare tradizione dei giardinieri “all’italiana”: un primato ormai perduto se pensiamo ai nostri attuali supertecnologici campi di zolla frolla, e figuriamoci l’effetto odierno di 3 partite in meno di 60 ore …).

Vedi anche l'Euro storia Azzurro è il cielo del 1968 (Eupallog Storie)