Polonia - Italia

Rossi: uno a zero
8 luglio 1982, Camp Nou, Barcelona
Campionato del mondo - semifinali
TabellinoFull match * | Sintesi [13:30] | Highlights

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Ispiratissimo il pezzo scritto da Gianni Brera per "Repubblica" [ora in Id., Il più bel gioco del mondo, pp. 317-321]. Che comincia ricordando come si tratti della quarta finale raggiunta dall'Italia ai Mondiali, e ne adduce il merito al "miracolo" del recupero di Paolo Rossi: "Ritrovato questo omarino al quale il buon Dio e mamma sua hanno prodigato il dono divino, direi davvero superno del gol, di colpo ogni atteggiamento tecnicotattico di Bearzot e della sua squadra hanno trovato plausibilità universale [...]: appena ci riesce un appoggio, un lancio, un cross in attacco, il genio di Paolo Rossi illumina d'immenso qualsiasi prudenziale indugio (o stento) difensivo".

Il Maestro passa poi all'analisi della partita: i polacchi "mancavano di Boniek, che è il loro unico genio, e noi mancavamo di Gentile, che avrebbe potuto arronzarlo". Soprattutto, appare la giornata di Antognoni: "Capita anche a questo splendido mattocchio di entrare in schemi a lui congegnali, oltre la sua stessa capacità di pensare e di riflettere [...], e quando ha capito che mandare lunghi palloni a spiovere sugli imponenti armadi polacchi era del tutto vano, proprio lui, il più istintivo e il meno meditante dei nostri, ha inventato una punizione di esterno che si è infilata ambigua fra gli avversari ed ha trovato la fulminea zampata di Rossi a fare finalmente giustizia".

Poi "si è fatto male Antognoni, illudendosi di spaventare, con un'entrata piena di falsa truculenza, il troncone polacco che gli stava di fronte". Al suo posto è subentrato Marini, "un cavallo che al massimo può trottare: spinge con due pinne miracolose, ma sconnesse nella misura in cui sono miracolose: però vede il calcio con la felice intuizione di pochi. Euclide deve essergli antenato, a lui e a qualcuno della Bassa abituato a fare astrazioni geometriche, dunque fantasiose, sulle campagne più belle del mondo".

A quel punto i "polacchi hanno cominciato a ruminare calcio con ruvida supponenza. Hanno spinto e picchiato con insolente disprezzo per lo sport e per l'arbitro, un povero Cardellino che ha stentato molto a capire. Allora è uscito il genio bio-storico (tale lo considero) degli italiani". Altobelli, subentrato al maltrattato (da Zmuda) Graziani, ha aperto sull'ala a Bruno Conti, che ha crossato in maniera impressionante al centro d'area: "I grandoni polacchi, incluso il portiere dal nome impronunciabile, hanno guardato sgomenti quella palla che li stava argutamente sorvolando: hanno poi visto e urlato, come a una beffa insigne, la volitante figura di Paolo Rossi inchinarsi a ricevere quel dono divino: la palla ha preso dolcissimo impatto dalla sua fronte polita ed è rimbalzata in rete a celebrare il secondo gol".

La chiosa del Gioann è memorabile, come spesso: "Qui mi sono alzato (non avendo indosso alcun saio grottesco) e con gesto patriottico fino al soddisfatto dileggio ho urlato 'Teh, scarponi dell'ostia, ciappee su e portee a ca'!'. Intanto il mio palmo mancino batteva sulla doccia del gomito destro". Sic. "Ahimè, gioco assolutamente plebeo il mio dilettissimo calcio, ed io plebeo sugno, e avendo visto difendersi l'Italia come tanto auspicavo, e vincere come non osavo sognare, con due gol di Rossi uno più bello dell'altro, io levo il mio nunc dimittis e vado a pigliare una ciucca di quelle memorabili. Brinderò a voi che mi leggete, fratelli, agli azzurri in mutande e a tutti quelli che tali si sentono anche portando i calzoni, brinderò a Paolo Rossi datoci dal buon Dio e da Eupalla per situarsi volitante e geniale fra il primo Meazza e Borel e Piola, cioè fra i sommi della nostra pedata avara ma santa. Intorno a lui si batta chi ha cuore e buona volontà. E come si merita sia benedetto".