Feyenoord Rotterdam - Celtic FC

Le finali di Coppa dei campioni

6 maggio 1970, Stadio San Siro, Milano

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Il commento (scettico) di Giovanni Arpino (La Stampa, 7 maggio 1970)
"Un lamento lungo, possente come il barrito di milioni di elefanti, ha scandito un nome nuovo nel regno del football: Feijenoord. La squadra olandese ha meritato la vittoria di San Siro, ha soverchiato, spremuto, disfatto gli stanchissimi uomini del Celtic, provati da una lunga stagione. Ma in sintesi bisogna subito dire: o gran bontà degli squadroni antichi! Dove sono andati, infatti, a finire i fantasmi di Di Stefano, Puskas, Peiró, Rivera, Mazzola, Suarez, cioè i protagonisti di un grande periodo in Coppa dei Campioni, di un grande gioco a livello europeo? Una festa strepitosa, persino violenta, un'ubriacatura collettiva, tutta Milano presa nelle spire di un doppio serpente: bianco e rosso perché olandese, bianco e verde perché scozzese. E birra, whisky, Chianti a fiumi. Ritmo, vigoria, potenza fisica hanno caratterizzato l'incontro tra le due finaliste di oggi. Ma, appoggiati a schemi di gioco troppo provvisori, ad una scarsità inventiva quasi patetica. Si è visto pure un maniaco del dribbling, un piccoletto rosso, cattivo anche se sovente picchiato, e smaniosissimo di perdere l'ultimo tocco sul pallone. Più organizzata a centro campo, la squadra olandese ha ribattuto ogni folata scozzese, ginocchio per ginocchio, testata per testata, fino alla vittoria. Un football alla baionetta, a colpi di fionda e di bazooka, ma anche ottuso, anche stucchevole, fitto di infiniti errori, palloni svirgolati, assembramenti caotici, confusioni tattiche. Alla fine, stremati, i giocatori reggevano a stento sui ginocchi. E sarebbe stato crudelissimo il destino se li avesse obbligati a ripetere la finale. Privi di estro, rispettabili per l'impegno e il coraggio, sia olandesi che scozzesi sottolineano come il torneo di Coppa sia ormai un itinerario molto faticoso. Una squadra di classe, oggi come oggi, forse non può più reggere sul doppio fronte di un campionato e di una coppa, dove resistono solo compagini molto robuste e in grado di assorbire grandissimi sforzi fisici. E così, diciamo addio ad una finale e a due squadre che abbiamo esaminato con animo neutrale: come si assapora un cibo esotico, una aringa al latte acido, oppure un risotto con marmellata, un cibo, cioè, ostico per chi è abituato ad altri piatti, cioè a ben altro football. Il football, meglio non farsi illusioni, che si giocherà in Messico".