Hamburger SV - Juventus FC

Le finali di Coppa dei campioni

25 maggio 1983, Olympiakó Stádio "Spyros Louis", Atene

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Le riflessioni di Michel Platini (intervista di Bruno Bernardi, La Stampa, 27 maggio 1983)

Nello sguardo i segni di una notte insonne. Michel Platini è un vinto ma accetta la sconfitta: 
Ammettiamolo. L'Amburgo era più forte nella circostanza e se avessimo giocato cinque partite le avremmo perse tutte; neppure ripetendola saremmo riusciti a segnare». 
Parla a 11 mila metri di quota e, guardando attraverso l'oblò del Jumbo 747, cerca di scherzare: 
Il sole è sorto anche oggi
Ma poi torna serio ripercorrendo il fallimento di Atene, personale e collettivo. 
Era da dieci giorni che lo sapevo: non era la mia partita, si difende Michel. 
Eppure tutti, alla vigilia, vedevano nell'asso francese l'uomo decisivo. Ieri l'accusavano, come il resto della squadra, di tradimento. 
Sia quando stavo indietro o decidevo di agire di punta, i tedeschi mi isolavano dal gioco: ho corso molto, le gambe reggevano, mi sono sacrificato ma ho rimediato una brutta figura e, pur avendo tre piccole occasioni, non potevo fare di più e ho lasciato l'iniziativa a Boniek, Bettega e Bonini
Ricordando il fallo commesso su di lui da Stein, s'arrabbia: 
Ho detto cose terribili all'arbitro, che non m'ha neppure ammonito. Se capiva cosa gli dicevo rischiavo due anni di squalifica. Una cosa è certa: non ha visto la spinta astuta di Stein. Ma non m'aggrappo al rigore. Purtroppo ero emozionatissimo, sentivo molto l'avvenimento. In Francia avrei giocato meno contratto perché ci sono meno tifosi, mentre in Italia ti fanno venire la paura di sbagliare, di perdere. Una stagione nella Juventus è stressante come dieci nel St-Etienne. Tutto ciò non cambia niente per il futuro, però se mi rompono le scatole me ne vado
Prima però vuole vincere qualcosa d'importante per riscattare l'anno più nero della mia vita, in cui ho perso tutto: campionato e Coppa di Francia con il St-Etienne, la finale Mundial con la Nazionale, scudetto e Coppa dei Campioni con la Juventus
Ma è Atene che gli brucia. Nega che ai bianconeri sia mancata la grinta per una sorta di complesso di superiorità o che la squadra fosse in «surmenage» per gli allenamenti troppo faticosi. 
Eravamo in forma, abbiamo dato il massimo correndo più di loro che hanno pescato il jolly. Se Bettega segna in apertura cambia la situazione, viceversa sull' 1-0 l'Amburgo ha chiuso bene i varchi e le fasce laterali. Temevamo più Kaltz di Magath e che Brio, risultato poi il migliore in campo, avvertisse il riacutizzarsi della pubalgia. E cosi Boniek si e sacrificato su Kaltz mentre Magath ha fatto il bello ed il cattivo tempo, costruendo cinque palle-gol. Non è normale. Inoltre non siamo abituati al fuorigioco e ci è mancata l'intelligenza
Non attribuisce meriti particolari ad Happel anche se, indirettamente, muove critiche alla tattica adottata da Trapattoni. Quanto alla sostituzione dell'evanescente Rossi, privo di rifornimenti e imbottigliato nella difesa avversaria, Platini se ne lava le mani: 
Non è un problema mio. Eravamo senza centravanti? Purtroppo in Italia si gioca in difesa e contro gli stranieri bisogna saper cambiare schemi, adeguandosi alle loro caratteristiche. Se avessimo saputo che Brio stava bene, il successo non ci sarebbe sfuggito. L'avvocato Agnelli è venuto a trovarci. Il nostro primo tifoso era triste come noi, come i 40 mila venuti ad Atene e milioni di juventini rimasti a casa. So che mezza Italia ha fatto festa per la nostra sconfitta: c'è gente intelligente e altra stupida, ma c'è posto per tutti. 
La Coppa Italia e il Mundial club non gli interessano (sarebbe meglio che Boniperti ci mandasse due mesi in vacanza per prepararci alla scalata del prossimo scudetto) e chiude con una battuta filosofica: 
Sono le sconfitte che fanno migliorare, non le vittorie. Non lo dico per suggerire cambiamenti di qualche uomo e mi auguro che Boniek resti, ma per giocare in un altro modo.